I giorni felici di febbraio
2022
marker acrilici su carta
50x70cm
Ritratto di Arcadio Svalbard, che si perse inseguendo un sogno.
La storia di Arcadio, ritenuto a buon dire uno Svalbard discendente di Zefiro, l’onironauta, e di Orso, il compositore, ebbe inizio sulle note di Prélude à l'après-midi d'un faune, di Debussy.
Era una tarda mattinata d’inverno a Lampedusa e la temperatura costringeva a vestire pesante e rimanere chiusi in casa. Fuori la foschia era diventata nebbia fitta e l’isola poteva essere allo stesso tempo in tutti e in nessun luogo. Col fuoco che crepitava nel camino finalmente utile, Arcadio prese il vecchio flauto di famiglia dalla scatola di pelle nera che lo custodiva, tra la polvere. D’un tratto, istintivamente, cominciò a soffiarci dentro, seguendo note che non sapeva di conoscere. Stava suonando il primo tema del Preludio al pomeriggio di un fauno, una musica che sembrava provenire direttamente dalla sua pelle, dal suo cuore, dal puro mistero. Così la mattina divenne pomeriggio, e, poggiato il flauto, la musica continuò, arricchendosi di nuovi temi e strumenti. Chissà da dove veniva, forse proprio da un sogno. Arcadio aprì la porta di casa e si addentrò nella nebbia, entrando in un mondo che non era mondo, lasciandosi alle spalle la sua vita precedente.
Da qui le informazioni sul suo destino si fanno sempre più rarefatte, ma grazie alle ricerche di Fiffi Svalbard, anch’essa onironauta, è stato possibile rintracciare, a tratti, le tappe del viaggio di Arcadio.
Secondo la ricostruzione più attestata, Arcadio si perse nella ricerca dell’ultimo fauno, partendo dalla Grecia e arrivando fino alla Germania, dove, finalmente, nel folto della Foresta Nera, intrisa d’estate, riconobbe l’ultimo dei fauni, attorniato da tante ninfe quante un uomo non era capace di contare. Le visioni sempre più offuscate non permettono di andare molto oltre, ma ci sono sempre musica, nuove foreste, sorgenti, colline incontaminate e feste senza fine. Arcadio trovò per sé una vita nomade e romantica, tanto che, si dice, anch’egli si sia trasformato in un fauno, e così rimanga, ad oggi, libero come l’aria, in un sogno che profuma d’estate.
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